Trovare collaboratori diventa sempre più difficile per gli HR delle PMI. Dall’esigenza di trasformare i propri processi per diventare più competitivi, passando attraverso le difficoltà emerse in fase Covid e da una trasformazione del concetto di lavoro emersa nell’ultimo anno ecco manifestarsi nuove richieste improntate sul benessere lavorativo. Siamo verso un’industria 5.0?
Se ne sono accorti gli HR: molti dipendenti si dimettono. La motivazione è trovare un compromesso tra vita privata e vita professionale. Il bisogno è trovare stimoli differenti che mettano in primo piano la propria persona e allo stesso tempo essere parte attiva di un processo lavorativo che grazie alla digitalizzazione offre soluzioni alternative non ripetitive e alienanti. Oggi il collaboratore sa che può eliminare il tempo superfluo usato per i viaggi di trasferimento e quindi aumentare il proprio benessere e allo stesso tempo essere più performante. La digitalizzazione e il Covid hanno creato una modalità di lavoro prima impensabile. Ma gli imprenditori come vedono questo nuovo approccio lavorativo?
Parleremo di questo e di altro ancora durante il Business Talk “Tecnologia e Risorse Umane: Come rendere l’incontro vincente” che abbiamo organizzato il 15 settembre 2022 ore 18.30 presso l’esclusiva Area Valemus di Bergamo con la partecipazione speciale, in qualità di moderatore, di Giorgio Bardaglio giornalista di Bergamo TV. Un evento che darà, agli imprenditori che interverranno, spunti per profonde riflessioni e momenti di confronto interessanti.
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Che cosa cercano gli HR?
Conoscere le competenze richieste per entrare nel mondo del lavoro è fondamentale per riuscire a posizionarsi sul mercato e poter essere scelti dalle aziende. Allo stesso tempo sapere cosa si desidera per se stessi e cosa si è capaci di fare è altrettanto importante. Idee chiare, quindi, perché il mondo del lavoro è vario e suddiviso per settori molto dissimili tra loro che comportano uno specifico set di competenze. Nel processo di ricerca è utile conoscersi e conoscere.
Le competenze richieste: quali sono?
Per proporsi è innanzitutto necessario distinguere tra i vari tipi di competenze che costituiscono un profilo professionale. In tal senso, possiamo suddividere le competenze in 4 categorie principali:
- Competenze tecniche (o hard skills): si tratta di tutte le competenze che riguardano il saper fare in termini pratici e che un soggetto apprende in parte durante gli studi e in larga parte durante il proprio percorso professionale. Tali competenze caratterizzano la capacità del soggetto di portare a termine professionalmente e con successo la propria mansione. Variano in base al profilo professionale e al settore di riferimento.
- Competenze trasversali (o soft skills): si tratta di competenze relative alla dimensione caratteriale del soggetto e alla sua modalità di gestire il lavoro e di mettersi in relazione con colleghi e clienti. Sono fondamentali perché possono fare la differenza nel processo di selezione dei candidati in un’azienda.
- Competenze linguistiche: si tratta di competenze che rappresentano una sottocategoria di quelle tecniche e assumono un ruolo cruciale nella valutazione di un CV. Oggi, infatti, avere dimestichezza con un’altra lingua oltra alla propria lingua madre è senza dubbio un enorme valore aggiunto. Conoscere le lingue vuol dire non soltanto avere la possibilità di lavorare all’estero, ma anche avere una carta in più da giocarsi in Italia, dato che sono sempre di più le aziende che hanno rapporti con i Paesi esteri.
- Competenze digitali (o digital skills): anche in questo caso si tratta di competenze che rappresentano una sottocategoria delle competenze tecniche. Sono sempre più richieste dalle aziende, anche a profili che non hanno direttamente a che fare con l’informatica e l’ICT nelle loro mansioni lavorative.
Le principali competenze digitali richieste sono: la capacità di utilizzare il pacchetto Office (in particolar modo i programmi Word, Excel e Power Point), la capacità di navigazione consapevole in Internet e la capacità di gestire i social network (attenzione gli HR spesso consultano i profili personali per capire meglio le persone).
Advice Corner: 5 competenze per sfondare nel mondo del lavoro
Di seguito indichiamo alcuni consigli che ti consentiranno di attirare l’attenzione del tuo recruiter:
- Sapersi vendere: la competenza della prima impressione La teoria dei 7 secondi. Bastano pochi secondi al recruiter per comprendere chi ha di fronte. I cv lo ha già letto, ora è questione di empatia. È fondamentale quindi saper esporre le nostre competenze in maniera spigliata, presentarsi con il sorriso, una postura e un abbigliamento consono alla figura proposta. È necessario inoltre curare i profili social, dato che, nell’era digitale, sono i principali biglietti da visita.
- Motivazione, proattività: la competenza della passione Le aziende amano i candidati che si dimostrano curiosi, proattivi, che hanno spirito di iniziativa e che investono su sé stessi e le proprie competenze, le aziende. In questo modo il selezionatore riesce a visualizzare il candidato nel contesto di lavoro, si immagina quella passione come motore e spinta vitale dentro all’azienda. Non basta un semplice “sono motivato e disponibile”, l’atteggiamento deve parlare per voi!
- La cura che mettiamo nel lavoro: la competenza della professionalità La professionalità non è solo la capacità di svolgere la propria attività in maniera competente ed efficiente. Significa mettere in atto comportamenti compatibili con il rispetto del lavoro: correttezza, integrità, riservatezza, trasparenza, credibilità, affidabilità, senso di responsabilità, saper mantenere gli impegni, aspirare a rapporti di fiducia con clienti interni ed esterni, ambire all’eccellenza
- Flessibilità: la competenza del non trovare scuse La flessibilità non è solo una frase fatta, una cosa da dire a colloquio: la flessibilità va dimostrata. È una forma mentis quasi impossibile da fingere perché la si percepisce anche nei modi di muoversi, di parlare, di approcciarsi agli altri.
- Lavorare con gli altri: la competenza di ascoltare “Ottime capacità di lavorare in team” non significa essere socievoli, simpatici, carismatici o andare d’accordo con tutti. Collaborare significa impegnarsi nell’ascoltare gli altri, sapersi adattare all’interlocutore e non dimenticare mai l’obiettivo comune: l’azienda. Che sia il selezionatore o il vostro capo o un collega o un sottoposto, è fondamentale dimostrare di saper ascoltare.
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